CIAO A TUTTI! OGGI HO IL PIACERE DI FARE DUE CHIACCHIERE CON
LA SCRITTRICE SARDA GIORGIA LOI, AUTRICE DI ‘LETTERA A HELENA, CHE RINGRAZIO
PER LA SUA DISPONIBILITA’.
· Figurati,
Claudia! Per me è sempre un piacere parlare della mia prima pubblicazione
“Lettera a Helena”.
HO APPENA RECENSITO IL TUO LIBRO ‘LETTERA A HELENA’ E MI HA COLPITO MOLTO
IL TUO STILE E LA PERFETTA DESCRIZIONE DEGLI EPISODI STORICI. E’ TUTTO FRUTTO DELLA TUA CULTURA O TI SEI ANCHE DOCUMENTATA PARECCHIO SULL'ELABORAZIONE DELLO SCENARIO? SE
SI, IN QUANTO TEMPO?
- Ti dico subito che il testo che hai appena letto, pur non essendo particolarmente corposo quanto a numero di pagine, in realtà ha vissuto una lunga gestazione prima di vedere la luce.Vent’anni nel cassetto, sottoposto ad un instancabile e severo labor limae in vista del giorno in cui forse sarebbe stato pubblicato. Per quanto riguarda la fonte delle mie informazioni, essa è rappresentata sicuramente dalla lettura di libri sull’argomento, dalla stampa dell’epoca dell’incidente nucleare, ma anche e soprattutto dal contatto diretto con la protagonista e con i testimoni arrivati attraverso i “viaggi della salute” compiuti ogni anno da bambini bielorussi e ucraini contaminati dalle radiazioni di Chernobyl.
COME è STATO CONCEPITO QUESTO
ROMANZO?
·
Per me scrivere è come indossare un
abito di cui non riesco a fare a meno, è un bisogno dell’anima e scrivere per
pubblicare è sempre stato il mio sogno nel cassetto fin da bambina. Quando ho
conosciuto Helena nel 1991, ho avuto l’occasione di fare un’esperienza
bellissima e molto arricchente: un’estranea che dormiva accanto al mio letto
con alle spalle una storia molto triste, ma anche molto affascinante: Chernobyl
e settant’anni di comunismo sovietico che all’epoca iniziavano ad andare in frantumi
e che prendevano corpo in un’adolescente dagli occhi chiarissimi e dai capelli
giallo-paglierino. Ho iniziato a scrivere… poi a un editore la storia è
piaciuta e il risultato è quello che potete leggere!
SI DICE CHE UN AUTORE SPESSO SI IMMEDESIMA NEL PERSONAGGIO, C’E’ QUALCOSA DI PERSONALE NELLA TUA HELENA?
· Helena ha solo 12 anni quando
Chernobyl diventa una cattedrale di fuoco. È costretta a lasciare la sua casa
in quella sfortunata primavera del 1986. È vittima di un sistema
socio-economico che non le garantisce il legittimo diritto alla salute: soffre
per lo iodio 131, che è un isotopo molto aggressivo, causa di cancro alla
tiroide e cura un’insufficienza cardiaca congenita con un farmaco superato da
tempo in Italia. Sentivo in tutto questo una profonda ingiustizia, ma a vederla
ridere e arrabbiarsi e parlare in un ucraino concitato al telefono con la nonna
lontana e godere di ogni bel momento trascorso in compagnia, mi sembrava un’adolescente
come tante. Nella sua freschezza, nella sua voglia di vita, nella forza dei
suoi 16 anni mi specchiavo di continuo e non avrei voluto lasciarla ripartire
in quell’agosto del 1991.
NEL TUO LIBRO PARLI DELLA CATASTROFE
DI CERNOBYL E DEL CAMBIAMENTO POLITICO, ECONOMICO E CULTURALE CHE HA TRAVOLTO NEL CORSO DEL
NOVECENTO GLI EX PAESI COMUNISTI E CONSEGUENTEMENTE ANCHE L’EUROPA , QUANTO TI SPAVENTA IL PROGRESSO?
·
Il progresso è un’arma a doppio
taglio nelle nostre mani ed è così potente che, se non valutiamo bene ogni
cosa, rischiamo di perderne il controllo. Il nostro pianeta è un essere
vivente: nasce, vive, respira e muore con noi, abbiamo il dovere di prendercene
cura e di correggere quei comportamenti che sempre più lo stanno rendendo un
luogo invivibile, non solo dal punto di vista strettamente ecologico, ma anche e
soprattutto sotto il profilo etico. In particolare il dibattito sull’opportunità
o meno del nucleare come fonte energetica è sempre acceso e nel 2011 Fukushima
ci ha dimostrato che il pericolo Chernobyl è sempre dietro l’angolo. Forse
dovremmo fermarci un attimo a pensare se non sia il caso di rallentare la
nostra corsa verso un progresso che bada solo al profitto sfrenato e senza
regole.
DIPLOMA AL CLASSICO E LAUREA IN LETTERE. SOLITAMENTE OGNI SCRITTORE HA UN MODELLO AL QUALE SI ISPIRA , TU HAI QUALCUNO IN PARTICOLARE CHE TI INFLUENZA ?
·
Amo Oriana Fallaci e Roberto Saviano
per il taglio giornalistico che danno a molte delle loro pubblicazioni, che
trasudano di un giornalismo autentico, coraggioso, che rende davvero un
servizio alla verità e non ha niente a che fare con certa stampa controllata
dal potere costituito, pensata appositamente per condizionare le coscienze e
fare una continua, becera propaganda elettorale. Mi piacciono, dunque, i
libri-inchiesta che svelano ciò che i media hanno interesse a tenere nascosto,
mi piace quando chi scrive, usa la penna come se fosse un pennello: metafore
azzeccate, similitudini poetiche e in genere un linguaggio che usa la retorica
per descrivere la realtà delle cose arrivando al cuore di chi legge: Fallaci e
Saviano sono bravissimi in questo e rompono tutti gli schemi. Sono anche
un’amante del genere romanzo storico e adoro in modo particolare la lunga
tradizione che in questo senso ha la nostra terra, a partire dall’opera
straordinaria di Grazia Deledda, Giuseppe Dessì, e, per venire a due grandi dei
nostri giorni, Salvatore Niffoi e Giovanna Mulas, candidata di recente al Nobel
per la letteratura. La Sardegna è veramente una miniera di bravi scrittori e
poeti che, nonostante i pregiudizi e la fatica derivante dalla loro insularità,
hanno saputo imporsi all’attenzione del grande pubblico a livello
internazionale. La loro penna racconta in modo mirabile le gioie e i dolori di
un popolo che ha una storia millenaria, sfruttato e colonizzato da sempre, ma
fiero e radicato a valori inestinguibili come la famiglia, il lavoro, l’onestà,
la solidarietà e l’accoglienza.
IN VESTE DI SCRITTRICE SARDA COME
REPUTI IL PANORAMA DELL’EDITORIA ITALIANA?
· Sono profondamente convinta che
nell’editoria italiana, come anche nel complesso e affollato mondo dei media in
genere, accanto ad opere qualitativamente pregevoli, ci sia anche tanta, troppa
spazzatura. Per gli emergenti è difficilissimo trovare accoglienza specie
presso i grandi editori, non per una questione di meriti, ma perché a dominare
nelle scelte editoriali è spesso ancora una volta la logica del profitto, il
business. Per una casa editrice è molto più semplice puntare ad occhi chiusi
sul libro di un calciatore o di un avanzo di galera come Fabrizio Corona che si
improvvisa scrittore di gialli. I loro libri venderanno perché chi li ha
scritti è un nome famoso e questo all’editore basta. È la logica secondo cui
stiamo vivendo: sembriamo macchine concepite per quantificare ogni cosa col
denaro, col profitto, ma in realtà chi scrive per fare letteratura ha un’enorme
responsabilità, produce inconsapevolmente dei modelli che nel bene o nel male
influenzeranno le coscienze, dipinge un mondo in cui i personaggi diventano
reali e interagiscono quasi carnalmente con il lettore che vive, come direbbero
i latini, l’hic et nunc della storia.
INTERNET OGGI HA UN RUOLO SEMPRE PIU’ FORTE NEL MONDO DELLA SCRITTURA E
DELLA LETTURA , TU CHE RAPPORTO HAI CON IL WEB? E COSA NE PENSI DEGLI SCRITTORI
CHE SI AUTOPUBBLICANO ?
· Anche il web rappresenta un’arma a
doppio taglio: sicuramente una nuova frontiera della comunicazione, attraverso
cui viaggiano in tempo reale milioni di informazioni e si accorcia la distanza
fra le persone. Ma, proprio l’enorme quantità d’informazioni che passa su
Internet può rendere difficoltoso discernere il bene dal male, la verità dalla
menzogna, i torti e le ragioni. Io cerco di usare Internet per accedere a molte
informazioni che mi interessano e filtrando ciò che mi pare valido da ciò che
non lo è. Uso i social network per esprimere il mio pensiero, condividere le
mie riflessioni sul presente e su quello che ci accade intorno, per dialogare
con i miei alunni in una sorta di prosecuzione del rapporto in classe. Riguardo
alla scrittura e alla lettura sono, però, tradizionalista: carta e penna, se
possibile stilografica. Non potrei mai leggere un libro digitale, ho proprio
bisogno del rapporto fisico con la carta e di farmi inebriare dal profumo della
carta stampata. Leggo molto e quando lo faccio ho sempre la matita in mano per
evidenziare i passaggi che mi colpiscono di più e commentarli. Quando scrivo,
la prima stesura è sempre manuale, scrivere direttamente sul pc mi inibisce,
tarpa le ali alla mia ispirazione. Riguardo all’autopubblicazione, penso che
anche questa possa essere una strada da percorrere per chi sogna di vedere
pubblicata la propria opera. D’altronde molti scrittori famosi lo hanno fatto
ai loro esordi: Svevo pagò di tasca propria per la pubblicazione dei suoi due
primi romanzi, “Una vita” e “Senilità” e così fece D’Annunzio quando a 17 anni
pubblicò la sua prima raccolta poetica, “Primo vere”. Certo avere alle spalle
un editore che crede nel tuo testo ed è pronto a scommetterci può facilitare le
cose, ma non è detto. Quello che conta è sicuramente la qualità di quello che
produci e se piacerà o meno al grande pubblico e soprattutto questo secondo
aspetto è sempre un’incognita.
CHE CONSIGLIO DARESTI A CHI VORREBBE
PUBBLICARE LA PROPRIA OPERA?
·
Per imparare a scrivere anzitutto
bisogna leggere moltissimo e capire come si costruisce una storia, come si
delineano i personaggi, le sequenze spazio-temporali, gli ambienti, il
linguaggio, l’architettura sintattica, il lessico. Quindi bisogna decidere che
storia si vuole raccontare, a quale genere ci si vuole ispirare (fantasy,
romanzo storico, giallo, libro-inchiesta o scrittura testimoniale e
autobiografica…). Serve soprattutto una storia che sia o diventi nostra, solo
così le parole verranno da sole e ogni volta non vedremo l’ora di rimettere
mano alla pagina lasciata in sospeso per scrivere il proseguo. È necessario
ricordarsi che, ogni volta che scrivi, un po’ ti metti a nudo e se decidi di
pubblicare devi essere pronto a correre questo rischio.
QUAL E’ L’ULTIMO LIBRO CHE HAI LETTO?
·
In realtà si tratta di due libri che
ho letto uno di seguito all’altro: “Marianna Sirca” di Grazia Deledda, la
storia di una donna che a me pare l’emblema della fierezza femminile sarda,
specie di quella dell’entroterra barbaricino e “Il giardino dorato” dello
scrittore polacco Harry Bernstein e appartenente ad una trilogia che comprende
“Il muro invisibile” e “Il sogno infinito”, un’autobiografia che ritrae la
storia di una famiglia di ebrei polacchi immigrati nel primo Novecento dapprima
in Inghilterra e, dopo la Grande Guerra, negli Stati Uniti.
E’ APPENA USCITO IL TUO SECONDO LIBRO
‘ CRISTALLI DI QUARZO’ , NON L’HO ANCORA
LETTO MA LO FARO’ A BREVE, VUOI DARCI
QUALCHE ANTICIPAZIONE?
·
Con “Cristalli di quarzo” ho scelto
volutamente di stare “a casa” in tutti i sensi: si tratta di un testo in parte
autobiografico, ma allo stesso tempo racconta una vicenda in cui
inevitabilmente chi vive da generazioni nell’iglesiente sarà costretto a
ritrovarsi. La nostra storia millenaria è fatta di miniere, di pane guadagnato
duramente nell’oscurità del sottosuolo, di lutti quotidiani, di sirene che
risuonavano dai pozzi, ma anche di solidarietà e bellissime amicizie strette
tra gli abitanti di un piccolo villaggio di miniera, di profumo di dolci fatti
in casa, di ritrovi festosi nei locali della foresteria.
PROGETTI E ASPETTATIVE PER IL
FUTURO?
· Posso solo anticiparti che è in fase
gestazionale un altro testo ambientato sempre nel nostro territorio e che avrà
come tema la storia di un orfano in relazione ad una grande istituzione
dell’iglesiente. Mi piacerebbe terminare tutto entro l’anno, ma naturalmente
dovrò fare i conti anche con i miei impegni lavorativi. Vedremo…
RINGRAZIO GIORGIA PER QUESTA BREVE
INTERVISTA E PER LA SUA GENTILEZZA , SPERO DI AVERVI FATTO CONOSCERE QUALCOSA
DI PIU’ SU QUESTA SPLENDIDA AUTRICE SARDA.
ORA NON RIMANE CHE LEGGERE IL SUO
NUOVO LIBRO :
brava Gio, continua così! noi ti sosteniamo. e brava cla per aver scovato una scrittrice nostrana!
RispondiEliminagrazie ! ;)
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